La Chiesa parrocchiale

Ultima modifica 16 maggio 2018

A Corsione vi è la chiesa parrocchiale intitolata a San Cristoforo, risalente alla fine del ‘400: questa costruzione, situata alla sommità del paese, ha subito frequenti rimaneggiamenti, ed è oggi un interessante esempio di barocco piemontese, con campanile, del tardo settecento e fregi rococò. 

La chiesa parrocchiale, intitolata a San Cristoforo, fu ricavata da una delle scuderie del castello, che di fatto la inglobava all' interno della cinta muraria. Dopo il graduale ridimensionamento del castello, verso il XVII secolo, si cominciarono le operazioni di trasformazione dell' originario edificio di servizio e nacque la prima versione della chiesa, formata da una navata centrale e da una laterale, quella di destra (lasciandosi alle spalle l'altare maggiore); l'altra navata laterale era assai più ridotta e fu rinnovata nel 1888, con non poche polemiche in paese. 

Si tratta di un bell'esempio di barocco piemontese; l'altare maggiore è riccamente adornato da intarsi marmorei ed inserti di pietre dal colorito sgargiante; alle sue spalle, nella zona absidale, si trova un' elegante cantoria lignea, mentre l'ingresso è costituito dalle strutture portanti della cantoria, costruita nel 1896, per iniziativa dell' allora parroco di Corsione Don Pietro Caselli. Conserva una pregevole tela, della Beata Vergine Maria, di epoca settecentesca, di difficile attribuzione.
Conserva una pregevole tela, della Beata Vergine Maria, di epoca settecentesca, di difficile attribuzione.  

  

  

 Il campanile è una massiccia costruzione quadrangolare, sormontato da una cupola, risultato dei lavori di ristrutturazione dell' originale campanile. I lavori, risalenti al 1904, comportarono una spesa consistente per quei tempi, di 775 lire. Sulle campane l'Archivio storico conserva una bella serie di documenti, uno del 1782 ed un altro del 1789, anno in cui esse furono fuse, per porre rimedio allo scarso suono prodotto dalla campana allora presente, "massime nell' occasione di dar campana a martello, come occorre ben sovente", come si legge nella deliberazione del 19 agosto 1789, con cui l'allora sindaco Filippo Dallocchio si faceva promotore dell' iniziativa. 
La medesima deliberazione contiene le iscrizioni che furono realizzate al momento della gettata della nuova campana : "D. O. M et B. M. V. de Aniceto B. Christophoro M. Patronis Sacrurn" ed a seguire questi due motti latini "Ingenua aes fecit saecli devotion e "Pervigil huc custos Patriae nostrae tulit. Philièppo Dall'occhio Sindaco et Petro Joanne Rosso et Josepho Ratto consulibus' (sono rispettivamente i nomi del sindaco e dei suoi due consiglieri).