Storia

Last update 16 May 2018

Corsione affonda le sue origini nella notte dei tempi: il documento più antico che possediamo, per quanto non concordemente interpretato dagli studiosi, è dell’11 novembre 941, da cui risulta l’esistenza di possessi fondiari affidati alla Chiesa di Asti: il dato certo è che comunque già esisteva un nucleo abitato. Il primo atto storico sicuro è del 1156 (20 dicembre) con cui il Papa Adriano IV riconosce i possessi della Cattedrale di Asti, tra cui anche 'due parti del castello maggiore di Corsione'. Si può quindi ricavare che nel corso del tempo Corsione abbia avuto un’ubicazione non unica, ma diffusa sulle colline che ne costituiscono il territorio comunale: ad esempio, se, come pare, da una parte del castello maggiore sarebbe stata ricavata l’attuale chiesa parrocchiale, si può supporre che esistesse una fortificazione minore collocata su una collinetta adiacente all’abitato, sulla quale sorge del resto una chiesetta, detta ‘dell’Aniceto’, che in tutte le fonti è definita antichissima, situata dirimpetto ad una costruzione a carattere difensivo, sulle cui fondamenta sorgerebbe ora la cascina detta del Colombaro.

Con il trascorrere del tempo Corsione, la cui denominazione variò tra Curtesedonis e Corseonum, entrò a far parte dei possessi dei Marchesi del Monferrato (prima della famiglia degli Aleramici, fino al 1305, poi dei Paleologi e quindi dei mantovani Gonzaga, nel 1536); fu toccato dalle diverse guerre che si combatterono nel Monferrato (nel 1616 truppe spagnole occuparono il castello maggiore, per altro già raso al suolo nel 1305 dalle milizie di Guglielmo di Mombello, podestà di Asti).


Il 1630 portò, con la discesa dei Lanzichenecchi, la peste di memoria manzoniana, che decimò circa un terzo della popolazione corsionese (che nel 1627 era di 200 persone, nel 1635 di sole 130). Nel 1652 gli homines di Corsione giurarono fedeltà a Carlo II, marchese del Monferrato (si deve notare che la famiglia dei Gonzaga, per sostenere le enormi spese della sfarzosa corte mantovana cominciarono a vendere possessi e titoli nobiliari, e Corsione, come le zone limitrofe, divenne proprietà di signori in qualche modo legati alla famiglia dei Gonzaga ed in generale alla nobiltà della città di Mantova). Il ‘600 non fu per il Monferrato un’epoca felice, con un seguito quasi ininterrotto di guerre e di devastazioni: gradatamente la presenza dei Gonzaga si indebolì, fino a che non subentrò quella dei Savoia (sec. XVIII, in particolare con Vittorio Amedeo II, nel 1708).
Con l’avvento di Napoleone anche Corsione entrò a far parte del Dipartimento di Marengo, come è attestato da parecchie fonti di archivio: da allora la storia del paese non presenta più elementi di particolare rilevanza, se non il definitivo abbattimento, nel 1850 circa, di ciò che restava del castello maggiore (di quello minore da tempo non si hanno più menzioni): era stato nel corso del tempo possesso dei conti dì Roero, del Marchese d’Arliez, dei Catena e dei Ferrero. Ne rimane soltanto più la pianta, del 1616, da cui è possibile ricavarne le dimensioni e la consistenza: dalla scuderia del castello sarebbe derivata l’attuale chiesa parrocchiale, intitolata a San Cristoforo, della fine del 1400.
Con l’inizio del XX secolo Corsione fu toccato da un consistente processo di emigrazione verso paesi stranieri, alla ricerca dì migliori condizioni di vita, in modo specifico verso l’Inghilterra, Stati Uniti ed Argentina.

Nel corso delle guerre mondiali Corsione diede il suo contributo di vite: in modo particolare si deve ricordare la medaglia d’oro al valore militare del Tenente Colonnello Luigi Piglione, caduto nel maggio del 1916 sul monte Kukla, nell’attuale repubblica slovena; durante la seconda guerra fu naturalmente occupato dalle truppe nazifasciste dopo l’8 settembre, senza tuttavia essere toccato dalla violenza che contrassegnò altre parti del Monferrato e delle Langhe.

Un dato significativo che caratterizza la vita di Corsione in epoca fascista è la forzata fusione con Villa San Secondo, dal 1929 al 1947.
Da allora la vita di Corsione è trascorsa tranquilla, senza particolari colpì di scena o eventi di particolare rilevanza: come per molti centri agricoli, dopo un periodo di spopolamento dovuto all’emigrazione interna verso le città, specie nel corso degli anni ‘60, in questi ultimi anni si è assistito ad un processo inverso, che ha restituito una certa consistenza al paese, la cui popolazione è attualmente assestata sui 200 abitanti.